Giardino Botanico Alpino delle Alpi Orientali del monte Faverghera

Centro Ricerche Piante Officinali  Belluno - Associazione F.A.N.T.A.S.T.I.C.A. Arsiè, organizzano


Visita guidata al Giardino Botanico Alpino delle Alpi Orientali Nevegal Belluno 

Eryngium alpino
Domenica 28 luglio,
appuntamento ore 9,15  
Parcheggio Caserà - Nevegal,  
partenza ore 9,30 

Visita e lezione piante officinali ore 10,00 
bambini sotto 15 anni - visita gratuita 

Riserva Naturale del Monte Faverghera: Superficie 14 ettari   -   Altitudine min 1400 m   -   Altitudine max 1600 m

La caratteristica principale dei giardini alpini e che le piante sono organizzate e "disposte" secondo il loro ambinete naturale, quindi è fondamentale compredere l'ambiente (terreni umini o aridi ecc.) per poi focalizzare le varie piante che in tal ambiente si sono evolute. Mentre negli Hortus simplicium, orto dei semplici, le piante sono disposte su aiuole a secondo della patologia ed utilizzo della pianta per "sanare" (Hortus sanitatis).

Il Giardino Botanico Alpino

La caratteristica principale dei giardini alpini e che le piante sono organizzate e "disposte" secondo il loro ambinete naturale, quindi è fondamentale compredere

l'ambiente (terreni umini o aridi ecc.) per poi focalizzare le varie piante che in tal ambiente si sono evolute.
All'interno della Riserva Naturale Integrata del Monte Faverghera si trova il Giardino Botanico delle Alpi Orientali 'F. Caldart'  ideato e realizzato dal naturalista bellunese, Francesco Caldart, dall’inizio degli anni '50 fino.
  

La vegetazione spontanea della Riserva è costituita da praterie dislocate lungo i dossi sommitali, da arbusteti con prevalenza di salici lungo gli avvallamenti, da vegetazione su roccia in cui predominano gli arbusti nani; la parte bassa della Riserva è invece occupata da un bosco misto, in gran parte di origine artificiale, in cui sopravvivono ancora sporadicamente residui dell'originario bosco di Faggio.

La dominanza dello scopo didattico di questo giardino è sottolineata dall’ampia  varietà degli ambienti che si riscontrano all'interno della Riserva, in parte costruiti artificialmente, offre un'ampia panoramica delle diverse associazioni vegetali presenti lungo l'arco alpino orientale.
Sono  presenti piante della boscaglia subalpina, delle paludi e sorgenti alpine,


 dei popolamenti di torbiera (drosera e Pingiucola alpina), dei pascoli e delle praterie alpine, dei ghiaioni e macerati, delle vallette nivali e delle rupi calcaree e silicee.  Sono inoltre rappresentate le principali comunità licheniche di ambiente alpino.
La flora presente si compone di circa 800 specie di cui oltre la metà sono spontanee. 
Sono presenti entità comuni nei piani montano, subalpino e alpino delle Alpi, accanto a specie rare o a distribuzione circoscritta. L'insieme delle specie vegetali presenti  sono tipiche alla porzione orientale dell'arco alpino o delle sole Dolomiti, come il caso della Campanula del Moretti e del Raponzolo chiomoso che si
sviluppano sulle pareti calcareo-dolomitiche; la Saponaria minore e il Semprevivo delle Dolomiti che prediligono terreni silicei; la Valeriana strisciante, la Primula tirolese e la Coclearia alpina presenti su rocce e detriti calcarei.

L’impostazione didattica iniziale del giardino, costituita da  aiuole, in cui venivano coltivate le specie botaniche e con specie arboree aliene, fu progressivamente sostituita (dagli anni 80) da una nuova visione floristica diffusa in cui le specie “locali” si trovano nel loro ambiente naturale e non “chiuse” all’interno d’aiuole artificiali, più evidente percorsi 1 e 3.

Rhodiola rosea
Il nuovo indirizzo preso dal Giardino fu quello di rappresentare la flora delle Alpi Orientali mediante un approccio più corrispondente alla realtà delle prealpi,  proponendo ai visitatori la collezione delle piante  organizzata secondo ambienti ben distinti sul piano ecologico.
Negli ultimi anni le direttive sulla conservazione della Natura si sono ulteriormente evolute e pertanto nel Giardino Botanico sono in corso alcune modifiche gestionali che nel loro insieme hanno la finalità di valorizzare maggiormente gli aspetti naturali della Riserva Integrale e di incentivare la ricerca scientifica anche mediante l’intensificazione dei rapporti con il mondo universitario. I giardini botanici  (musei all’aperto) prestandosi via via ad un utilizzo differenziato sia per
Epilobium angustifolium
scopi scientifici che didattico-divulgativi.La caratteristica di “flora-diffusa” mette questo giardino botanico in una posizione comparativa, con il giardino botanico alpino del Cansiglio, ottimale nella quale ogn’uno dei due giardini riafferma nella sua specificità la sua importanza, difatti noi come Centro ricerca Piante officinali di Belluno consigliamo e portiamo i nostri amici e corsisti prima nel giardino del Cansiglio e dopo circa una ventina di giorni in quello delle Alpi orientali, con enorme soddisfazione dei partecipanti.

All’interno dell’area del Giardino si snoda una rete di sentieri tramite i quali sono visitabili parte della Riserva Naturale e i vari habitat alpini artificialmente ricreati. La struttura è dotata di due edifici: il primo, posto all’ingresso, ospita una mostra permanente sugli aspetti floristico-vegetazionali delle Alpi Orientali, mentre nel secondo sono allestiti un laboratorio per l’attività scientifica e didattica e una mostra entomologica. Nello stesso, vi sono inoltre due piccoli appartamenti in cui possono essere ospitati studiosi e personale di servizio. Il substrato geologico di questo territorio è di natura calcarea e la morfologia è caratterizzata dalle forme di
Carlina acaulis
modellamento carsico, in particolare dalla presenza di doline. Il clima risente essenzialmente di due fattori: la vicinanza del mare che influisce sull’umidità atmosferica e sulle precipitazioni che raggiungono i 1600-1800 mm/anno con un picco autunnale e un picco primaverile e la posizione cacuminale che comporta notevoli escursioni termiche, elevata ventosità, violenti temporali estivi e repentine variazioni delle condizioni meteo. Questi elementi fisici hanno ripercussioni sull’assetto vegetazionale, caratterizzato da praterie basifile nelle zone sommitali, da popolamenti rupestri basifili sugli affioramenti rocciosi, da formazioni a nardo nelle depressioni delle doline, da formazioni ad alte erbe nelle vallecole lungamente innevate, da arbusteti a salici, da boschi di ricolonizzazione con dominanza di larice e betulla e da boschi montani con abete rosso e faggio. Questi popolamenti sono distribuiti secondo un mosaico spesso caotico, con confini a volte poco netti. Questo determina una discreta diversificazione degli habitat che, unita alla tutela di cui essi godono, rappresenta una condizione predisponente per lo sviluppo e la permanenza di un articolato popolamento animale.


 Info ed iscrizioni: Vittorio Alberti cell. 366 4595 970 - 
Fabiana Gobbi cell. 338 33 98 050


APPUNTAMENTO ORE 09,15 PRESSO PARCHEGGIO CASERA'


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