Helichrysum italicum:
dal seme all’olio essenziale
Una tesi vissuta e poi scritta
dal seme all’olio essenziale
Una tesi vissuta e poi scritta
Un Amore al
primo “olfatto”.
Cosa si
percepisce appena si scende dal traghetto in Sardegna? Un profumo che non si
sente in nessun’altro posto,un profumo che ti rimane nelle narici, impresso per
sempre. Man mano che ci allontana dalla costa e dal mare e si entra
nell’entroterra, il profumo si fa sempre più intenso. Inizialmente ci si chiede
cosa sia, viene spontaneo pensare a qualche pianta
particolare, qualche albero,
addirittura qualcosa nell’aria, che diventa un ricordo vivo nel cuore e che fa
innamorare.
Helichrisum italicum |
Dopo
un’attenta osservazione si scopre che è la macchia mediterranea. Quella
sinergia di piante tipiche che insieme inebriano. Ma nella macchia mediterranea
ci sono tante piante, allora si comincia ad annusarle una per una, scoprendo
con rammarico che alcune sono molto verdi e non hanno nessun profumo intenso
caratteristico e altre sono piccole piante dal profumo quasi impercettibile.
Solo in alcune zone costiere,lungo i litorali sabbiosi e nelle zone interne in
terreni pietrosi, aridi, nei prati fluviali però quel profumo ritorna a farsi
sentire, forte, vivo, intenso, penetrante.
Queste
sono le zone in cui nasce,cresce e vive l’Elicriso.
E’
incredibile come questo piccolo suffrutice
perenne, che forma cespuglietti alti non più di 50 cm abbia un profumo così
forte e spicchi su tutte le altre
piante, con i suoi piccoli fiorellini gialli, che al sole risplendono e sembrano illuminarsi, come piccole lampadine.
piante, con i suoi piccoli fiorellini gialli, che al sole risplendono e sembrano illuminarsi, come piccole lampadine.
Molte
volte non è nemmeno conosciuto dalle persone del luogo,a meno che qualcuno non
glielo faccia notare.
Appartiene
alla famiglia delle Asteraceae (composite) una vasta famiglia di piante dicotiledoni dell'ordine delle Asterales.
FITOGRAFIA
I fusti sono legnosi, contorti e ramificati.
Le foglie
sono inserite alternativamente sul fusto,sessili,lineari,di lunghezza variabile
a seconda della sottospecie,presentano una sola nervatura centrale,hanno il
margine convoluto,ricoperte da un fitto tomento.
I fiori sono capolini bulbosi ed emafroditi, riuniti in corimbi
composti, in posizione terminale, campanulati, conici, piccoli, inseriti con un
corto peduncolo; sono muniti di un involucro, formato da squame, giallo-brunastre,
ottuse, disposte in più file, embriciate e lanuginose.
Il frutto è un piccolo achenio (frutto secco), ovale con la superficie dura e cosparsa da
numerosi tubercoli, dotato di un pappo
(appendice piumosa per sfruttare il vento nella
diffusione). La specie
comprende due sottospecie: Ssp. italicum (più sviluppata,a rami eretti.
Le foglie sono lunghe, alterne e lineari con squame involucrali prive di ghiandole, pelosità
ridotta, fascetti ascellari assenti) e Ssp. microphyllum (bassa, con rami più
corti, decombenti, foglie più piccole, squame ghiandolosa sulla faccia esterna,
pelosità folta e densa, getti sterili).
Il nome
Helichrysum deriverebbe dal greco hluoz (=sole) e krusoz (=oro), letteralmente “sole dorato”;
secondo altri il nome ricorderebbe la spirale dorata formata dalle squame
gialle dell’involucro del capolino: elix (=spirale) e krusòz (=oro), “spirale dorata”.
Nel
linguaggio dei fiori significa “fedeltà perenne”, “amore senza fine”,
simbologia dovuta alla durata dei fiori. Il suffrutice era ben conosciuto sin
dal tempo dei romani. Plinio la descriveva come una pianta dal caratteristico
odore sgradevole. Nella sua Naturalis Historia-al 25° cap. del XXI libro-
comunque la apprezza per i suoi fulgidi corimbi dorati, non soggetti a
imputridire «i pendenti corimbi, che mai si putrefanno, quando son percossi dai
raggi del sole risplendono come se fosser d’oro». I “minuscoli bottoncini
d’oro” servivano per confezionare ghirlande destinate a decorare le effigi
degli dei. Viene ancora menzionato perché le donne, bevendo il vino mescolato
con foglie di elicriso tritate regolavano il flusso mestruale. In pozione col
vino costituiva un valido antidoto al veleno dei serpenti. «La infusione fatta
nel vino apre l’oppilazione del fegato. Il perché si da utilmente nel trabocco
del fiele e nei principii dell’hidropisia. Dassi utilmente l’erba in polvere o
la sua decozione a l’urina ritenuta, perciò purga i reni e fa urinare …;
medesimamente bevuta da digiuno in vino bianco inacquato, prohibisce il
catarro». (Castore Durante) .Veniva usato anche per combattere le tignole. Ciò
spiega anche il nome sardo “skova de Santa Maria”: i suoi rami servivano per
confezionare scope con cui allontanare gli insetti dalle case. Il nome sardo
“munteddos o monteddos” è riferito ad un’antica leggenda: la Madonna vi avrebbe
steso la copertina del Bambino Gesù e la pianticina avrebbe assunto
miracolosamente l’intenso profumo aromatico.
La droga è
costituita dalle sommità fiorite,che vanno raccolte in piena fioritura,da
maggio ad agosto,recidendo uno stelo di non più di 10 cm,evitando la parte
legnosa sottostante.
Composizione
Contiene
flavonoidi, un olio essenziale formato da idrocarburi terpenici (nerolo, acetato di nerile, geraniolo,
eugenolo), flavonoidi (elicrisine)
fenoli, diterpeni, triterpenoidi,
polifenoli, tannini, fitosteroli, sali minerali.
L’olio
essenziale è ottenuto per distillazione in corrente di vapore.
Si tratta
di un’estrazione molto delicata e laboriosa, dove la parte di pianta utilizzata
nella distillazione va raccolta in tempo balsamico, perché mantenga intatti
tutti i suoi principi attivi e messa subito nel distillatore. Non resta altro
che attendere poi che l’olio essenziale inizi a scendere goccia a goccia, per poi essere
raccolto e confezionato in piccolee boccette di vetro di color scuro da
conservare al buio.
La resa è
molto bassa e questo giustifica i costi molto alti di pochi ml di olio
essenziale puro. Se ottenuto correttamente però è un olio estremamente prezioso,
con innumerevoli proprietà, dal profumo forte e pungente, per alcuni
sgradevole.
L’Elicriso
è poco
conosciuto come pianta ad uso officinale, ma inizialmente il suo olio
essenziale venne utilizzato per curare problemi di pelle, come la psoriasi.
Vennero
studiate le sue proprietà e si constatò che fosse un antiallergico (asma
allergica), antieritematoso (anche eritemi solari), foto protettivo, bechico,
balsamico, espettorante in caso di bronchiti , antiedematosa su botte o
contusioni, varici o flebiti.
Attività
Farmacologica
Uso interno:
diuretica,
antinfiammatoria
epatica,
antispasmodica,
balsamica
bronchiale,
antireumatica.
Uso esterno:
antibatterico
antimicotico
Indicazioni Terapeutiche:
Uso interno:
epaticocolecistopatie
ipercolesterolemia
turbe
digestive da insufficienza epatica
bronchiti
reumatismo
cronico
Uso esterno:
in olio essenziale diluito a secondo dei casi in olio di mandorle dolci
micosi
infezioni
psoriasi
lenitivo
antinevralgico
scottature solari
lesioni da acne
punture insetti (puro)
In Cucina
Le foglie
dell’elicriso forniscono un moderato aroma di curry e possono essere impiegate
per insaporire risotti, minestre, carne di pollame e ripieni.
Dott.ssa Silvia Nogarol
Naturopata, Erborista responsabile scientifico del
Centro Ricerca Piante Officinali
per qualsiasi ulteriore info:
Vorrei essere contattato da un coltivatore di questa pianta.
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Buona sera siamo un' azienda agricola che a seconda dei risultati derivati dalle opportunita'del mercato,sta valutando di scegliere l elicrisio come pianta officinale da coltivare. Rimaniamo disponibili per eventuale collaborazione
RispondiEliminaRiccardo Giovanni
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