29 luglio 2012, grande partecipazione, oltre ogni aspettativa alla visita guidata del
GIARDINO BOTANICO ALPINO DELLE ALPI ORIENTALI
Corpo Forestale delle Alpi Orientali
Riserva Integrale di Monte Faverghera – Nevegal - Belluno
TURISMO - DIDATTICA - AMBIENTE
L'importanza del nostro patrimonio ambientale, viene riaffermata dalla presenza dei numerosi giardini botanici alpini e delle riserve naturali, non solamente come preservazione d'un ambiente unico e d'estrema importanza culturale, ma anche come nuova coscienza di ciò che appartiene a noi tutti e che deve essere preservato e difeso.
L'esperienza maturata dal nostro Centro di ricerca Piante Officinali,
trova nelle visite guidate ai giardini botanici, uno dei suoi motivi
d'esistere, come occasione di conoscenza sia per chi da sempre vive
tra queste montagne sia per chi, abitando nelle città e paesi di
pianura, non pensa ne immagina la bellezza e la ricchezza di ciò che è
anche loro patrimonio e responsabilità futura.
La
grande risposta che ogni anno viene riaffermata dalla presenza di
amanti della natura e desiderosi di conoscere e vedere in prima persona
gli ambienti montani e le piante officinali, ci ha visto in due momenti
importanti nel giardino botanico alpino del Cansiglio, con cinque
giornate di studio con la presenza di circa 300 persone e con la giornata conclusiva di domenica 29 luglio al giardino botanico alpino del monte
Faverghera - Nevegal con la presenza di più di 70 persone.
Persone, che in questa stupenda giornata estiva sono partite da Abano Terme, Padova,
Venezia, Pordenone, Agordo, Belluno, Pederobba, Bassano del Grappa ecc. per passare una giornata speciale.
Puntuale ed attenta la lezione tenuta dall'Erborista e Naturopata Vittorio Alberti (Erboristeria Armonia di Quero - BL) sia nella descrizione delle proprietà farmacologiche e funzionalità delle piante officinali, sia per la loro caratteristiche culturali e storiche, perché ci preme sempre ricordare che l'erboristeria e la medicina naturale è patrimonio da sempre dell'uomo e delle sue comunità e noi in quanto Italiano apparteniamo a quella meravigliosa cultura che proprio nel mediterraneo ha unito le diverse civiltà e culture fondendole e rendendole inseparabili come quella greca, romana, araba ed ebraica.
Ovviamente, quest'ultima lezione del 2012, non aveva lo scopo d'approfondire l'uso delle piante officinali delle prealpi bellunesi-trevigiane, impossibile in poche ore e con un
numero così alto di partecipanti, ma quello più modesto di presentare e far
conoscere il giardino
botanico delle alpi orientali ad un ampio pubblico e come occasione d'incontro tra appassionati, erboristi e cittadini che attraverso l'uso delle piante officinali ricercano un nuovo modello di vita, in difesa del territorio e della salute.
botanico delle alpi orientali ad un ampio pubblico e come occasione d'incontro tra appassionati, erboristi e cittadini che attraverso l'uso delle piante officinali ricercano un nuovo modello di vita, in difesa del territorio e della salute.
Riteniamo, proprio considerando il nostro territorio montano e
ricordando a la profonda crisi economica, sociale e spirituale di
questi anni, che è possibile far crescere un turismo-didattico nel
rispetto dell'ambiente, senza cercare di produrre o vendere qualcosa, ma
essenzialmente attraverso la condivisione della nostra millenaria cultura e grazie a
quell'eredità ambientale che abbiamo ricevuto e che dobbiamo trasmettere
alle prossime generazioni.
Il Giardino Botanico Alpino delle Alpi Orientali
Superficie 14 ettari
- Altitudine min 1400 m - Altitudine
max 1600 m
Entrata giardino botanico delle Alpi Orientali |
All'interno della Riserva Naturale Integrata del Monte
Faverghera si trova il Giardino Botanico delle Alpi Orientali 'F. Caldart' ideato e realizzato dal naturalista bellunese,
Francesco Caldart, dall’inizio degli anni '50.
Nel 1971 con decreto del ministeriale del 28 settembre fu istituita la Riserva Naturale integrata.
La vegetazione spontanea della Riserva è costituita da
praterie dislocate lungo i dossi sommitali, da arbusteti con prevalenza di
salici lungo gli avvallamenti, da vegetazione su roccia in cui predominano gli
arbusti nani; la parte bassa della Riserva è invece occupata da un bosco misto,
in gran parte di origine artificiale, in cui sopravvivono ancora sporadicamente
residui dell'originario bosco di Faggio.
1 e 2 Percorsi Botanici - 3 Percorso nel Bosco - Carsico |
La dominanza dello scopo didattico di questo giardino è sottolineata dall’ampia varietà degli ambienti che si riscontrano all'interno della Riserva, in parte costruiti artificialmente, offre un'ampia panoramica delle diverse associazioni vegetali presenti lungo l'arco alpino orientale.
Sono presenti
piante della boscaglia subalpina, delle paludi e sorgenti alpine, dei
popolamenti di torbiera (drosera e Pingiucola alpina), dei pascoli e delle
praterie alpine, dei ghiaioni e macerati, delle vallette nivali e delle rupi
calcaree e silicee. Sono inoltre
rappresentate le principali comunità licheniche di ambiente alpino.
La flora presente si compone di circa 800 specie di cui oltre la metà sono spontanee.
STABILE LABORATORI |
Sono presenti entità comuni nei piani montano, subalpino
e alpino delle Alpi, accanto a specie rare o a distribuzione circoscritta. L'insieme
delle specie vegetali presenti sono
tipiche alla porzione orientale dell'arco alpino o delle sole Dolomiti,
come il caso della Campanula del Moretti e del Raponzolo chiomoso che si
sviluppano sulle pareti calcareo-dolomitiche; la Saponaria minore e il
Semprevivo delle Dolomiti che prediligono terreni silicei; la Valeriana
strisciante, la Primula tirolese e la Coclearia alpina presenti su rocce e
detriti calcarei.
L’impostazione didattica
iniziale del giardino, costituita da
aiuole, in cui venivano coltivate le specie botaniche e con specie
arboree aliene, fu progressivamente sostituita (dagli anni 80) da una nuova
visione floristica diffusa in cui le specie “locali” si trovano nel loro
ambiente naturale e non “chiuse” all’interno d’aiuole artificiali, più evidente
percorsi 1 e 3.
Il nuovo indirizzo preso dal
Giardino fu quello di rappresentare la flora delle Alpi Orientali mediante un
approccio più corrispondente alla realtà delle prealpi, proponendo ai visitatori la collezione delle
piante organizzata secondo ambienti ben
distinti sul piano ecologico.
Negli ultimi anni le direttive
sulla conservazione della Natura si sono ulteriormente evolute e pertanto nel
Giardino Botanico sono in corso alcune modifiche gestionali che nel loro
insieme hanno la finalità di valorizzare maggiormente gli aspetti naturali
della Riserva Integrale e di incentivare la ricerca scientifica anche mediante
l’intensificazione dei rapporti con il mondo universitario. I giardini botanici
alpini sono strutture che nel tempo hanno ampliato le proprie funzioni conservative (musei all’aperto) prestandosi via via ad un
utilizzo differenziato sia per scopi scientifici che didattico-divulgativi. La
caratteristica di “flora-diffusa” mette questo giardino botanico in una
posizione comparativa, con il giardino botanico alpino del Cansiglio, ottimale
nella quale ogn’uno dei due giardini riafferma nella sua specificità la sua
importanza, difatti noi come Centro ricerca Piante officinali di Belluno
consigliamo e portiamo i nostri amici e corsisti prima nel giardino del
Cansiglio e dopo circa una ventina di giorni in quello delle Alpi orientali,
con enorme soddisfazione dei partecipanti.
PERCORSI DI STUDIO
PERCORSO BOTANICO 1 - MATTINO |
All’interno dell’area del
Giardino si snoda una rete di sentieri tramite i quali sono visitabili parte
della Riserva Naturale e i vari habitat alpini artificialmente ricreati.
In questa giornata di studio abbiamo suddiviso la visita in due parti: la mattina per i percorsi botanici (1) ed il pomeriggio il percorso (2) che si snoda all'interno del bosco edella zona carsica.
Il giardino è dotato di due edifici: il primo, posto all’ingresso, ospita una mostra permanente sugli aspetti floristico-vegetazionali delle Alpi Orientali, mentre nel secondo sono allestiti un laboratorio per l’attività scientifica e didattica e una mostra entomologica. Nello stesso, vi sono inoltre due piccoli appartamenti in cui possono essere ospitati studiosi e personale di servizio.
Il substrato geologico di questo territorio è di natura calcarea e la
morfologia è caratterizzata dalle forme di modellamento carsico, in particolare
dalla presenza di doline. Il clima risente essenzialmente di due fattori:
a)la vicinanza del mare che influisce sull’umidità atmosferica e sulle precipitazioni che raggiungono i 1600-1800 mm/anno con un picco autunnale e un picco primaverile;
b) la posizione cacuminale che comporta notevoli escursioni termiche, elevata ventosità, violenti temporali estivi e repentine variazioni delle condizioni meteo.
Questi elementi fisici hanno ripercussioni sull’assetto
vegetazionale, caratterizzato da praterie basifile nelle zone sommitali, da
popolamenti rupestri basifili sugli affioramenti rocciosi, da formazioni a
nardo nelle depressioni delle doline, da formazioni ad alte erbe nelle
vallecole lungamente innevate, da arbusteti a salici, da boschi di
ricolonizzazione con dominanza di larice e betulla e da boschi montani con
abete rosso e faggio. Questi popolamenti sono distribuiti secondo un mosaico
spesso caotico, con confini a volte poco netti. Questo determina una
discreta diversificazione degli habitat che, unita alla tutela di cui essi godono, rappresenta una condizione predisponente per lo sviluppo e la permanenza di un articolato popolamento animale.
Di seguito una breve rappresentazione delle piante descritte nella visita al giardino.
In questa giornata di studio abbiamo suddiviso la visita in due parti: la mattina per i percorsi botanici (1) ed il pomeriggio il percorso (2) che si snoda all'interno del bosco edella zona carsica.
Il giardino è dotato di due edifici: il primo, posto all’ingresso, ospita una mostra permanente sugli aspetti floristico-vegetazionali delle Alpi Orientali, mentre nel secondo sono allestiti un laboratorio per l’attività scientifica e didattica e una mostra entomologica. Nello stesso, vi sono inoltre due piccoli appartamenti in cui possono essere ospitati studiosi e personale di servizio.
PERCORSO BOTANICO 1 - MATTINO |
a)la vicinanza del mare che influisce sull’umidità atmosferica e sulle precipitazioni che raggiungono i 1600-1800 mm/anno con un picco autunnale e un picco primaverile;
b) la posizione cacuminale che comporta notevoli escursioni termiche, elevata ventosità, violenti temporali estivi e repentine variazioni delle condizioni meteo.
PERCORSO BOTANICO 2 - POMERIGGIO |
discreta diversificazione degli habitat che, unita alla tutela di cui essi godono, rappresenta una condizione predisponente per lo sviluppo e la permanenza di un articolato popolamento animale.
Di seguito una breve rappresentazione delle piante descritte nella visita al giardino.
Acomitum Napellus
Famiglia
delle ranuncolaceae
La
pianta più velenosa della flora italiana.
Dal
greco: pianta velenosa (aconitum).
Aconitum Napellus |
Il
nome del genere sembra derivare anche dall'uso che se ne faceva in guerra:
dardi e giavellotti con punte avvelenate.
Usata in antichità anche durante le guerre come
fumo “mortale” nelle trincee o cunicoli già 1000 aC. Nel 800 dC in
Cina le prime bombe a gas di aconito.
È
una pianta spontanea perenne, alta fino ad un metro e mezzo. Diffusa nelle
regioni montagnose, cresce bene sia sui terreni umidi dei boschi di collina,
sia sui terreni concimati nei dintorni di stalle o letamai dei pascoli
montani.
È una pianta molto bella la cui fioritura si verifica fra luglio e settembre
con fiori a forma di elmo, generalmente di colore blu scuro.
Tutte le parti della pianta e in particolare le radici sono tossiche per il contenuto in alcaloidi, il principale dei quali è l’aconitina.
Tutte le parti della pianta e in particolare le radici sono tossiche per il contenuto in alcaloidi, il principale dei quali è l’aconitina.
Aconitum lycoctonum |
Attività
farmacologica:
Bastano
pochi milligrammi dell’alcaloide aconitina per procurare la morte. Pertanto deve essere usata sotto la vigilanza
costante del medico. In fitoterapia viene utilizzata per le sue
marcate proprietà antinevralgiche, sedative, analgesiche. Le parti usate sono
le foglie e la radice dotate in maggior misura dell'aconitina.
In
ogni caso l’Aconito è una pianta troppo pericolosa per essere usata.
Curiosità: San Francesco di Sales scriveva: il
miele di Eraclea era velenoso perché le api bottinano i fiori di Aconito,
difatti tale miele fa venire il capogiro, confonde la vista e lascia la bocca
amara come il peccato.
Centaurea nigrescens
Asteraceae
Asteraceae
Specie autoctona italiana, vivente da 0 a 1600 m s.l.m..
Possibile presenza in ambienti ruderali o semi-ruderali, lungo sentieri e
strade di campagna, all'interno dei coltivi oppure al loro margine oltre che
nelle praterie e in prati e pascoli aridi, sia collinari che sub-montani.
Resiste alle variazioni di umidità, e si trova anche in pioppeti, ontaneti,
frassineti umidi e saliceti arborei. Non necessita di particolari tipologie di
substrato, con pH neutro e medie quantità di nutrienti.
Fioritura da giugno ad agosto, che in ambito montano può proseguire anche fino a settembre.
Specie erbacea perenne (forma
biologica Emicriptofita), con gemme poste a livello del suolo.
Dimensioni variabili tra 30 e 100 cm. I fusti sono ascendenti, molto
ramificati e peloso-scabri. La radice è legnosa e fittonante.
Le foglie inferiori hanno una larghezza di 1-2 cm di per 3-6 cm di lunghezza. Hanno una forma più o meno lanceolata, a margine intero, e più raramente possono essere lobate e dentate. Quelle superiori sono ovato-lanceolate, sessili e presentano la base molto ristretta.
I singoli fiori sono purpurei, tutti ligulati. Sono raggruppati in infiorescenze (capolini) solitarie o raggruppate, con un diametro compreso tra 25 e 40 mm. L'involucro è ovoidale, con tipiche squame involucrali nerastre che lo ricoprono in parte. Le infiorescenze sono poste all'apice dei rami. I frutti sono acheni di colore grigio pallido lievemente pelosi.
Nessun uso erboristico-
Chenopodium Bonus - Henricus
Descrizione: pianta erbacea perenne di aspetto farinoso e colloso dovuto alla presenza di numerosi peli vescicolosi, dotata di uno spesso rizoma
Ha un fusto eretto o ascendente, striato e foglioso, ramificato dalla base, alto 20-70 cm.
Le foglie basali dotate di un lungo picciolo (10 - 20 cm), sono triangolari ed astate alla base con due angoli rivolti verso il basso, il margine è intero e leggermente ondulato, e la pagina superiore di colore verde scuro, mentre quella inferiore è chiara e farinosa. Brattee intere da ovate a lanceolate
Infiorescenza a spiga terminale allungata, bratteata e ramificata nella parte basale, a volte reflessa, rosso brunastra alla fruttificazione, formata da glomeruli di piccoli fiori bruno-verdastri, poco appariscenti e dimorfi: i terminali ermafroditi con 5 tepali e 5 stami, i laterali ermafroditi o femminili con 3-5 tepali e 2-4 stami, tutti i tepali sono saldati alla base e arrotondati nel dorso. Ovario supero uniloculare con un solo ovulo e sormontato da uno stimma bifido
I frutti sono acheni con semi neri e lucenti.Zone fredde e temperato-fredde dell'Europa, Asia e Nordamerica. Europ. - Areale europeo.
Fiorisce generalmente da Luglio a Settembre, sulle Alpi Apuane anticipa anche a Maggio-Giugno.Habitat: vegeta tra le macerie, stalle, lungo i recinti erbosi dove sosta il bestiame, nei pressi delle abitazioni, delle malghe, dalla zona collinare alla montagna da 500 a 2.100 m.
USO IN CUCINA:
pianta mangereccia, per il gusto affine agli spinaci che
sostituisce in tutto. Da giovane
si colgono i germogli che vengono consumati cotti o fritti. Come contorno, nelle zuppe e frittate. Per
non sbagliare pianta basta toccare la pagina inferiore delle foglie che al tatto
sembra coperta di sabbia fine.
Digitalis grandiflora
Famiglia Scrofulariacee
Digitale da digitalis, aggettivo latino che significa del dito, ditale, per la
forma della corolla.
Habitat: Boschi radi, margini
dei boschi, prati asciutti, pascoli di montagna.
Descrizione: pianta erbacea
biennale con radice a fittone. Nel 1° anno produce una rosetta di foglie basali
tra le quali, nel 2° anno, spunta il fusto fiorale, alto fino a 1 mt.
Foglie: le basali, lunghe fino
a 20 cm.,
hanno picciolo non molto lungo. Forma ovoidale o lanceolata, con margine
ondulato e dentellato. La superficie superiore è bollosa.
Fiori: riuniti in un racemo
unilaterale molto lungo, hanno picciolo corto e sono rivolti verso il basso.
Calice formato da cinque sepali, mentre la corolla, tubulare, è di colore
giallo, con punteggiature brunastre.
Habitat: spontanea in tutta
Italia, viene sovente coltivata.
Parte velenosa: tutta la
pianta, ma in modo particolare le foglie durante la fioritura.
Tutte le parti della pianta
sono tossiche per cui, se ne sconsiglia vivamente l’uso empirico. La
sintomatologia da ingestione di parti della pianta è identica a quella
dell’intossicazione da farmaci digitalici. Di solito sintomi come nausea,
vomito, crampi e dolori addominali precedono i sintomi cardiologici, più
tardivi, consistenti in rallentamento della frequenza, irregolarità del ritmo
cardiaco e collasso; inoltre, confusione, allucinazioni e vertigini. Sono stati
segnalati casi di avvelenamento in animali in seguito a ingestione di fieno
contenente piante di digitale.
Con lo stesso nome si indica
anche un farmaco
utilizzato in medicina come cardiotonico e preparato dalla digitalina, un glucoside
estratto dalla digitale comune. Il farmaco aumenta la potenza della contrazione
cardiaca e contemporaneamente rallenta il battito; in questo modo il cuore,
pur lavorando più intensamente, gode di maggiori periodi di riposo.
Epilobium angustifolium
Epilobium angustifolium |
L’epilobio angustifolium viene anche chiamato Garofanino di bosco e Fiore di sant'Anna, mentre l’epilobio praviflorum si chiama anche Gambi rossi. Si presenta con un fusto alto circa un metro e mezzo, con foglie a forma di lancia, fiori di colore fucsia e frutti a forma di capsula che contengono dei semi. Quando le capsule si aprono, i semi possono anche venire rilasciati nell’ambiente per essere trasportati dal vento. L’epilobio si raccoglie in estate. Le parti utilizzate dell’epilobio angustifolium sono le foglie da raccogliere nel periodo della fioritura, ma anche la pianta intera fiorita. Il periodo balsamico di questa pianta è il mese di agosto. Nella varietà di epilobio parvoflorum, invece, si usano le parti aeree della pianta, da raccogliere sempre in estate. La radice, invece, si raccoglie in autunno. La principale caratteristica botanica di questa pianta è di diffondersi su terreni anche incolti e devastati da incendi. Questa pianta, infatti, fu la prima a nascere tra le macerie dei boschi delle città bombardate durante la seconda guerra mondiale.
Proprietà:
l'Epilobio (angustifolium e parviflorum) è una pianta che sembra avere effetti benefici sull’iperplasia benigna della prostata che provoca infiammazione, rigonfiamento e difficoltà nella minzione. I principi attivi dell’epilobio agiscono contro gli enzimi 5 alfa reduttasi e aromatasi, molecole coinvolte nell’iperplasia prostatica benigna. L’epilobio ha anche un’attività diuretica, antibatterica, antinfiammatoria e si rivela utile anche in caso di dissenteria, coliti con muco, afte e altre lesioni della bocca. L’epilobio contiene tantissimi polifenoli come flavonoidi, tannini, e derivati dell’acido gallico. Queste sostanze rivestono una notevole importanza per la salute umana per i loro effetti antinfiammatori, antiossidanti e antitumorali. Nell’epilobio si trova una certa concentrazione di quercetina che sembra prevenire il tumore della prostata. La quercetina ha anche un’azione antitrombotica. L’epilobio si usa anche per combattere la tosse e mal di gola, riducendo l’infiammazione delle tonsille e delle mucose.
l'Epilobio (angustifolium e parviflorum) è una pianta che sembra avere effetti benefici sull’iperplasia benigna della prostata che provoca infiammazione, rigonfiamento e difficoltà nella minzione. I principi attivi dell’epilobio agiscono contro gli enzimi 5 alfa reduttasi e aromatasi, molecole coinvolte nell’iperplasia prostatica benigna. L’epilobio ha anche un’attività diuretica, antibatterica, antinfiammatoria e si rivela utile anche in caso di dissenteria, coliti con muco, afte e altre lesioni della bocca. L’epilobio contiene tantissimi polifenoli come flavonoidi, tannini, e derivati dell’acido gallico. Queste sostanze rivestono una notevole importanza per la salute umana per i loro effetti antinfiammatori, antiossidanti e antitumorali. Nell’epilobio si trova una certa concentrazione di quercetina che sembra prevenire il tumore della prostata. La quercetina ha anche un’azione antitrombotica. L’epilobio si usa anche per combattere la tosse e mal di gola, riducendo l’infiammazione delle tonsille e delle mucose.
Euphrasia officinalis
Euphrasia officinalis |
Caratteristiche:
Pianta annuale
erbacea (alta fino a 40 cm.) con un fusto semplice, o ramificato fin dal basso
negli esemplari più grandi, alto fino a 40 centimetri. La pianta è normalmente
pelosa, ma in alcune varietà si presenta completamente glabra.
Le foglie variano da quelle semplici e lineari a quelle ovali con la base cuneata e il margine diviso in denti più o meno acuti. Le foglie, sessili o con un
cortissimo picciolo, sono alterne nella porzione inferiore della pianta, mentre diventano opposte nella parte alta.
I fiori, riuniti in racemi terminali, sono inseriti all'ascella di brattee della stessa forma--delle foglie ma di dimensioni inferiori e con `denti più lunghi. Il calice è tubulare e diviso in quattro denti acuminati; la corolla, anch'essa a tubo, si apre alla fauce in due labbra, di cui il superiore è spesso diviso in due lobi, l'inferiore in tre. Il colore è bianco o violetto chiaro con la fauce soffusa di rosa e macchiata di giallo. Il frutto è una piccoia capsula oblunga racchiusa nel calice e contenente numerosi semi striati longitudinalmente.
pelosa, ma in alcune varietà si presenta completamente glabra.
Le foglie variano da quelle semplici e lineari a quelle ovali con la base cuneata e il margine diviso in denti più o meno acuti. Le foglie, sessili o con un
cortissimo picciolo, sono alterne nella porzione inferiore della pianta, mentre diventano opposte nella parte alta.
I fiori, riuniti in racemi terminali, sono inseriti all'ascella di brattee della stessa forma--delle foglie ma di dimensioni inferiori e con `denti più lunghi. Il calice è tubulare e diviso in quattro denti acuminati; la corolla, anch'essa a tubo, si apre alla fauce in due labbra, di cui il superiore è spesso diviso in due lobi, l'inferiore in tre. Il colore è bianco o violetto chiaro con la fauce soffusa di rosa e macchiata di giallo. Il frutto è una piccoia capsula oblunga racchiusa nel calice e contenente numerosi semi striati longitudinalmente.
Habitat:
nei prati e nei
pascoli. 0-2000 m.; Maggio ottobre
Proprietà
farmaceutiche: Astringenti,
antiinfiammatorie, aperitive, digestive. (Droga usata: l'intera pianta)
Già apprezzata da Dioscoride
che la prescriveva per le malattie degli occhi, e Alessio
Piemontese (1683) «a dischiarir la vista»: «Pilia di siler
montano, di finocchio, di rosmarino, di ruta, di celidonia,
di bettonica, di ciascuno oncia meza, di eufragia once due,
di zuccaro once nove, pesta ogni cosa, e fanne polvere,
e usarai mattina; e sera pigliarne un poco».
Scrive: Castore Durante (XVII secolo): «Mangiata tanto verde quanto secca: giova à tutti gli impedimenti che offuscano il vedere, per il che fare è necessario farla lungamente ne i cibi: sono alcuni che al tempo della vendemmia ne fanno il vino, ponendola nel mosto: l'uso del quale fa ringiovenir gli occhi dei vecchi, e leva via ogni loro difetto, [...] molti cò l'uso dell'eufragia hanno lasciati gli occhiali senza i quali non potevano leggere: e questo principalmente opera nei corpi grassi e flemmatici. Dassi utilmente la polvere
Scrive: Castore Durante (XVII secolo): «Mangiata tanto verde quanto secca: giova à tutti gli impedimenti che offuscano il vedere, per il che fare è necessario farla lungamente ne i cibi: sono alcuni che al tempo della vendemmia ne fanno il vino, ponendola nel mosto: l'uso del quale fa ringiovenir gli occhi dei vecchi, e leva via ogni loro difetto, [...] molti cò l'uso dell'eufragia hanno lasciati gli occhiali senza i quali non potevano leggere: e questo principalmente opera nei corpi grassi e flemmatici. Dassi utilmente la polvere
d'eufragia à difetti de gli occhi al peso d'una
dramma con vino à digiuno, per
molti giorni e Mesi fatta
così. Prendesi d'eufragia, di finocchio ana onc. due. Macis
scropolo uno. Zuccaro candio al peso del tutto, e fassi
polvere. Di fuori. Vale alle cataratte, e alle caligini
de gli occhi applicata à gli occhi per se sola, ò cotta
in vino, ò vero applicando il suo succo».
Galium rubrum
Galium rubrum |
Rubiaceae
Descrizione: Pianta perenne erbacea, con fusti eretti, cespugliosi, tetragoni, completamente erbacei, gracili, stoloniferi, alla base pelosi con peli patenti; 20÷50 cm.
Foglie sottili, in verticilli di 7÷9, oblancelate, lineari, con apice ialino hanno margine ruvido
Infiorescenze ramificate, obovoidi portate da brevi peduncoli ± dritti anche alla fruttificazione; i fiori sono portati da brevi pedicelli all'ascella delle rispettive foglie, hanno tubo corollino minore dei lobi e corolla purpurea con lobi portanti una resta lunga 1/2 della lamina.
Descrizione: Pianta perenne erbacea, con fusti eretti, cespugliosi, tetragoni, completamente erbacei, gracili, stoloniferi, alla base pelosi con peli patenti; 20÷50 cm.
Foglie sottili, in verticilli di 7÷9, oblancelate, lineari, con apice ialino hanno margine ruvido
Infiorescenze ramificate, obovoidi portate da brevi peduncoli ± dritti anche alla fruttificazione; i fiori sono portati da brevi pedicelli all'ascella delle rispettive foglie, hanno tubo corollino minore dei lobi e corolla purpurea con lobi portanti una resta lunga 1/2 della lamina.
I frutti sono diacheni obovoidi, con 2 mericarpi glabri ± tubercolati.Specie distribuita su tutta la catena
alpina. Fiorisce:
giugno÷agosto. Habitat:
Pendii aridi da 400÷1.000 m s.l.m.
Galium verum
Rubiaceae.
Galium verum |
Il Galium verum è una pianta erbacea perenne che può raggiungere anche il metro di altezza.
I fusti sono cilindrici e glabrescenti.
Le foglie sono strette ed hanno una disposizione verticillata di 8 o 12 elementi.
I fiori sono ermafroditi, molto piccoli di colore giallo intenso portati da brevi peduncoli disposti in folte pannocchie.
Le foglie sono strette ed hanno una disposizione verticillata di 8 o 12 elementi.
I fiori sono ermafroditi, molto piccoli di colore giallo intenso portati da brevi peduncoli disposti in folte pannocchie.
Il nome deriva dal dal Greco Gala,che significa Latte, in riferimento alla capacità di questa pianta di fare cagliare il latte.
Verum ,significa Vero, ad indicare che questa pianta era molto comune.
Di questa pianta si utilizzano le sommità fiorite.
Proprietà: diuretico, antireumatico (elimina attraverso la diuresi l'acido urico) sedativo, antispasmodico e astringente.
Proprietà: diuretico, antireumatico (elimina attraverso la diuresi l'acido urico) sedativo, antispasmodico e astringente.
Gentiana asclepiadea L.
Gentianaceae
Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Può essere confusa con la Gentiana cruciata.
Descrizione:
Pianta perenne, erbacea, con robusto rizoma legnoso,
giallastro e ramificato, fusti eretti, semplici, privi di foglie alla base,
cilindrici, glabri ed incurvati, alta sino a 80 cm.
Le foglie sono opposte, lanceolate, acuminate all'apice, sessili o brevemente picciolate, glabre, la lamina fogliare ha evidenti nervature parallele al margine (3÷5), quelle superiori recano all' ascella gruppi (1÷3) di grandi fiori, solitamente sessili, inclinati o penduli.
I fiori hanno calice campanulato, tubo di di 6÷12 mm, 5 denti lineari, corolla azzurro-blu-violacea, ma anche bianca, con striature più chiare, con tubo allargato in alto, in 5 lobi acuti.
I frutti sono capsule oblunghe, bivalvi, contenenti semi alati.
Specie montane ed alpine dell'Europa meridionale, dalla Penisola Iberica ai Balcani ed eventualmente Caucaso o Anatolia. Orof. Eurasiat. - Specie dei rilievi montani dell'Europa e dell'Asia
Antesi: Agosto - Ottobre
Distribuzione in Italia: Comune in quasi tutto l'arco alpino, presente anche in Emilia Romagna e in Toscana
Habitat: Predilige i terreni calcarei, i boschi umidi e le radure, i terreni sassosi e le rupi.300÷2.200 m.
Gentianaceae
Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Può essere confusa con la Gentiana cruciata.
Gentiana asclepiadea |
Le foglie sono opposte, lanceolate, acuminate all'apice, sessili o brevemente picciolate, glabre, la lamina fogliare ha evidenti nervature parallele al margine (3÷5), quelle superiori recano all' ascella gruppi (1÷3) di grandi fiori, solitamente sessili, inclinati o penduli.
I fiori hanno calice campanulato, tubo di di 6÷12 mm, 5 denti lineari, corolla azzurro-blu-violacea, ma anche bianca, con striature più chiare, con tubo allargato in alto, in 5 lobi acuti.
I frutti sono capsule oblunghe, bivalvi, contenenti semi alati.
Specie montane ed alpine dell'Europa meridionale, dalla Penisola Iberica ai Balcani ed eventualmente Caucaso o Anatolia. Orof. Eurasiat. - Specie dei rilievi montani dell'Europa e dell'Asia
Antesi: Agosto - Ottobre
Distribuzione in Italia: Comune in quasi tutto l'arco alpino, presente anche in Emilia Romagna e in Toscana
Habitat: Predilige i terreni calcarei, i boschi umidi e le radure, i terreni sassosi e le rupi.300÷2.200 m.
Gentiana cruciata |
Gentiana cruciata
Gentianaceae
Pianta con foglie opposte, disposte
in croce, particolare che ne ha
originato il nome. Alta da 10 a 50
cm ha fusto solido, cilindrico,
nascosto dalle foglie che
sorpassano anche i fiori,
raggruppati all'ascella delle foglie
superiori. Fiorisce tra giugno e
settembre presentando una corolla
a 4 lobi, di un bel colore azzurro
internamente, e di un blu-grigiastro
o verdastro esternamente. Vive nei
prati aridi, lungo i sentieri, sulle rive
erbose e anche sulle rocce,
preferibilmente su calcare, tra 200 e
1800 m di altitudine. Specie
dell'Europa centrale e meridionale,
allarga il suo areale fino all'Asia
occidentale.
Ha le stesse proprietà
delle altre specie congeneri e fu
usata contro le febbri, contro la
peste, i vermi intestinali, ecc
Gentiana lutea |
Gentiana lutea
Gentianaceae
Le genziani comprende
circa 400 specie che possono (lutea)
superare anche i 50 anni di vita.
Il nome
viene fatto risalire a Gentius, re dell' Illiria che per primo scoprì le virtù
medicamentose di questa pianta.
Utilizzo
Magico: la sua radice profumata viene adoperata per sviluppare e risvegliare
l’amore e per proteggersi dalle stregonerie e dalle maledizioni.
La
disposizione delle foglie è opposta. Sono anche presenti foglie che formano una
rosetta basale con stami ad antere saldate in un tubo circondante l'ovario, e
stimmi non ritorti.
Componenti
Principali
Sostanze
amare, alcaloidi, zuccheri enzimi, tre glucosidi: genziopicrina, genziomarina,
genziina; un’essenza gentisina, tracce di acido genziotannico.
Proprietà
Principali
I principi
amari della genziana sono utili per stimolare e bilanciare la secrezione dei
succhi gastrici e biliari, la cui carenza è causa di malessere, sonnolenza, mal
di capo, fermentazioni intestinali; per aiutare l’assimilazione del cibo, la
ripresa dei convalescenti e dei soggetti deboli e anemici.
Attività farmacologica: aperitiva, stomachina, coleretica, colagoga, tonica, leucocitogena, vermifuga e febbrifuga.
Attività farmacologica: aperitiva, stomachina, coleretica, colagoga, tonica, leucocitogena, vermifuga e febbrifuga.
Indicazioni
terapeutiche: inappetenza, anoressia, turbe digestive, ipoacidità gastrica, convalescenze, stimolazione
delle difese immunitarie, parassitosi intestinale, febbri…
Geranium macrorrhyzum |
Geranium macrorrhyzum
Geraniaceae
Il Geranium macrorrhizum o geranio odoroso è una pianta erbacea perenne. Il nome deriva dal fatto che tra le specie rustiche di geranei
è l'unica ad avere foglie intensamente profumate. Per questa loro
proprietà le foglie sono usate in cucina tagliate a striscioline per
profumare insalate, gelatine e budini di frutta, bibite analcoliche.
Il geranio odoroso è presente nei pascoli alpini e subalpini dei Balcani, Carpazi, sud- orientali, delle Alpi e degli Appennini tra i 500 e i 2000 m s.l.m.. Cresce anche in terreni alcalini ricchi di carbonato di calcio, tra rupi e macereti.
Heracleum Sphandylium - Panace comune
Heracleum Sphandylium - Panace comu |
Umbellifere.
Significato del nome. Dal greco Heracles: Ercole. Pianta
consacrata a Ercole, per la potenza sessuale e vitale che sprigiona, in chi la
usa.
Distribuzione geografica. Luoghi cespugliosi, macchie,
prati umidi, boschi, lungo le strade, dal piano alle zone montane superiori
dell’Europa, Africa settentrionale, Asia occidentale, America settentrionale.
Si trova pure nel letto asciutto dei torrenti.
Pianta bienne, erbacea, alta da 50
cm. a 2 metri, ispida e robusta. Radice fascicolata. Caule cavo, eretto,
solcato angoloso, ruvido. Le foglie semplicemente pennate, alterne, ispide
sulle due pagine, variamente lobate o pennatosette, a segmenti angolosi, ovate
o lineari-lanceolate, con margine fatto a sega e brevemente picciuolate. I
fiori sono bianchi, messi in ombrella ascellare e terminale, formata da 15-30
raggi. Brattee involucrali assenti o poche, subulate. Numerose bratteole,
reflesse, setacee. Il calice ha 5 denti ineguali. Cinque petali, obovati,
smarginati all’apice, con un lacinia inflessa. Cinque stami alternipetali.
L’Eracleo ha inoltre le antere biloculari, introrse. Due carpelli costati. Dure
brevi stili, eretti. Il frutto (diachenio) si separa durante la maturità in due
cocchi, compressi sul dorso, sub-orbicolari, col margine piano e bianchicci.
Tempo della fioritura.
Giugno-settembre.
Parti usate. La pianta intera.
Tempo balsamico o della raccolta. Giugno-luglio.
Parti usate. La pianta intera.
Tempo balsamico o della raccolta. Giugno-luglio.
Corrispondenza astrologica. Marte, Mercurio, Venere,
Scorpione.
Composizione chimica. Eracleina, (principio acre);
arginina, glutamina. Olio essenziale (costituito di acetati, eteri, alcooli)
principalmente composto da ottanolo o acido ottanico.
Azione farmacologica
Afrodisiaca, amara, antitterica,
antiepilettica, antisterica, sedativa nervosa, aromatica, stimolante, digestiva.
Applicazioni terapeutiche.
I polacchi e i Lituani usano questa droga per fabbricare
ogni genere di birra. Nel Medioevo era consigliata contro i vizi della milza e
la secchezza dei nervi.
Ligusticum lucidum
Ligusticum lucidum |
Apiaceae
Ci sono circa 3000 specie di apiaceae o ombrellifere.
Il ligusticum ha un portamento a cespuglio le cui foglie formano dei stupendi "cuscini" verdi ed ovviamente com infiorescenze a forma di "ombrello". Pericolosoi per i conigli.I dati su questa pianta sono estrmente ridotti.
Recenti ricerche hanno isolato quattro
derivati cumarinici [selidinin 1, (+)-praeruptorin A 2, 3 e visnadin
(R) - (+) -7 - (2 ', 3'-epossi-3'-metilbutossi)-cumarina 4] sono stati
isolati dal parti aeree di Mill Ligusticum lucidum. subsp. cuneifolium (Guss.), Tammaro (Apiaceae).
Questa è la prima relazione l'identificazione di questi composti in genere Ligusticum. La loro attività antiinfiammatoria topica è stata valutata l'inibizione di croton oil-dermatite indotta in topi orecchio.
Ciascun composto (0,3 mmol / cm 2)) induceva una significativa
riduzione dell'edema e composto 4 esercitato un effetto simile a quello
della dose equimolare di indometacina farmaco di riferimento.
Molopospermum peloponnesiacum |
Molopospermum peloponnesiacum (L.)
Apiaceae: Cicutaria fetida
Anche se viene chiamata "Cicuta fetida" non appartiene alle "cicute" (maggiore, minore ed acquatica)
Molopospermum peloponnesiacum è una pianta perenne, erbacea, maestosa: di grande taglia, con fusti robusti eretti, glabri, striati, tubulosi; altezza sino 2 m.
Le foglie basali, lunghe sino a 1 metro, 2-3 pennatosette a segmenti ultimi lanceolati e denti acuti.
I fiori sono riuniti in grandi ombrelle terminali, spesso accompagnate da verticilli di ombrelle laterali, composte da 24÷35 raggi glabri. I petali sono bianco-giallastri, lanceolati e interi.
I frutti ovoidi sono formati da 2 acheni lucidi.
Vegeta nelle pietraie, forre, boschi, prati pingui; 700÷1750 m slm
Le foglie basali, lunghe sino a 1 metro, 2-3 pennatosette a segmenti ultimi lanceolati e denti acuti.
I fiori sono riuniti in grandi ombrelle terminali, spesso accompagnate da verticilli di ombrelle laterali, composte da 24÷35 raggi glabri. I petali sono bianco-giallastri, lanceolati e interi.
I frutti ovoidi sono formati da 2 acheni lucidi.
Vegeta nelle pietraie, forre, boschi, prati pingui; 700÷1750 m slm
Myrrhis odorata |
Myrrhis odorata
Apiaceae
Pianta erbacea perenne originaria dell'Europa sudorientale. In Italia si
trova sulle Alpi e nell'Appennino settentrionale, nei prati e nei
pascoli dai 1.000 ai 2.000 metri di quota.
Presenta fusti eretti, cavi, ramificati, alti fino a 120 cm. circa. Le
foglie, a contorno triangolare, sono simili a fronde di felci. I fiori,
piccoli e bianchi, sono riuniti in ombrelle di 5-8 raggi. I frutti
(detti semi) sono neri e lucenti quando sono maturi.
Le foglie, profumate leggermente di anice, vengono usate per dare sapore
a ripieni, formaggi teneri, dolci e gelati. Le radici e i semi vengono
impiegate per aromatizzare grappe e liquori.
Proprietà terapeutiche: toniche, antisettiche, digestive, diuretiche, emmenagoghe.
Proprietà terapeutiche: toniche, antisettiche, digestive, diuretiche, emmenagoghe.
Rhaponticum Scariosum |
Rhaponticum Scariosum
Apiaceae
Il nome generico (Rhaponticum) deriva dalla somiglianza delle foglie di alcune specie di questo genere con quelle del genere Rheum comune in alcune zone dell’Asia occidentale.
Il nome specifico ( scariosum ) fa riferimento alla particolare forma delle squame dell'involucro o capolino.
Pianta che può su perare il metro e mezzo di altezza
Nessun uso erboristico
Pinguicola alpina
Pinguicola alpina |
Lentibulariaceae
Pianta "carnivora"
Habitat naturale: Prati
umidi, torbiere alcaline, sorgenti, bordi dei ruscelli, pascoli alpini da 300 a
2500 metri di quota. In Italia interessa le aree alpine della Liguria,
Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli
Venezia Giulia.
Periodo di fioritura: Giugno
e luglio
Descrizione della pianta: Pianta
erbacea perenne artico alpina alta 5 – 15 cm; è una delle poche piante
carnivore presenti in Italia, presenta infatti foglie involute ai margini
cosparse di una sostanza appiccicosa prodotta da minuscole ghiandole in grado
di invischiare piccoli insetti. Questi vengono digeriti tramite enzimi prodotti
da altre ghiandole contribuendo così a rifornire la pianta di sostanze
nutritive minerali.
e foglie sono di
forma ovale e colorazione verde giallastra. Il fusto fiorifero è privo di
foglie ed è dotato di peli ghiandolari: porta un unico fiore bianco con il
labbro inferiore trilobato che porta due caratteristiche macchie gialle.
Pinguicola alpina è l’unica specie del suo genere a mantenere l’apparato
radicale anche nel periodo invernale.
Drosera rotundifolia
Droseraceae
Pianta "carnivora"
Pianta "carnivora"
Drosera rotundifolia (dal greco "dròsos"
rugiada) chiamata anche rosolida (dal latino "ros solis", rugiada del
sole).
Le piante del genere Drosera sono tra le specie vegetali carnivore più conosciute. Esse catturano l'insetto con il secreto viscoso dei loro tentacoli, quindi lo avvicinano con questi ultimi al corpo della foglia e lo digeriscono.
Le piante del genere Drosera sono tra le specie vegetali carnivore più conosciute. Esse catturano l'insetto con il secreto viscoso dei loro tentacoli, quindi lo avvicinano con questi ultimi al corpo della foglia e lo digeriscono.
Drosera rotunfifolia |
Habitat: Torbiere acide e pascoli umidi alpini con
substrato acido, acquitrini, spesso associata al muschio Sphagnum. Il genere Drosera comprende un centinaio di piante con
adattamento carnivoro, sono piante di taglia non superiore a 15-20 cm ma alcune specie
tropicali e sub tropicali possono raggiungere anche una taglia di 30-50 cm.
È una pianta erbacea alta 10-20
cm, con foglie ovbovate e con un lungo picciolo,
disposte a rosetta basale, dotate di lunghi tentacoli con peli porporini che
secernono gocciole di un liquido vischioso, nel quale restano intrappolati
piccoli insetti.
I tentacoli si ripiegano sulla preda dopo la cattura. Fiorisce da aprile a settembre con piccoli fiori bianchi. Predilige i luoghi umidi e paludosi, le torbiere e i pascoli umidi
alpini con substrato acido, ad altitudini da 300 a 1600 m.
Attività farmacologica:
antispasmodica, sedativa delle vie respiratorie,
antibatterica, espettorante, antisettica delle vie respiratorie.
Indicazioni terapeutiche:
affezioni respiratorie, tossi spasmodiche, pertosse, asma
bronchiale, asma allergica, bronchiti croniche, raucedine. Il succo della pianta ha la capacità di far cagliare il
latte.
Pulsatilla alpina
Pulsatilla alpina - semi |
Nome comune: anemone delle alpi, anemone alpino
Il nome fa riferimento alla peluria che riveste la pianta e all'insieme dei frutti che sotto l’azione del vento sembrano pulsare, muoversi in modo ritmico, anche il fiore pendulo vibra al minimo soffio di vento. Anemone dal termine greco che significa vento, per la facilità con la quale si staccano i petali. Pianta erbacea perenne con rizoma legnoso e fusti eretti lanosi, alta fino a 40 cm. Le basali lungamente picciolate tomentose, sono due volte ternatosette, divise in almeno tre segmenti a loro volta tripartiti e incisi, le cauline sono simili alle basali ma più piccole e formano un verticillo sotto il fiore. Fiori: del diametro di 4 -8 cm, i fiori sono solitari in cima allo scapo fiorale, inizialmente penduli poi eretti. Il perianzio è formato da 5-7 sepali petaloidi (tepali) bianchi nella faccia interna e bianchi più o meno soffusi di violetto in quella esterna. Il perigonio è formato da moltissimi stami di colore giallo acceso e da numerosi ovari con lo stilo avvolto in lunghi peli sericei che persistono nel frutto. Fiorisce da maggio a luglio.
Diffusa in gran parte delle regioni montane di Europa e Nordamerica. In Italia e comune nelle Alpi mentre diventa più rara scendendo lungo l'Appennino è assente nelle regioni più meridionali e nelle Isole.
Frutto: Da
ogni ovario deriva un achenio provvisto di una coda piumosa che ne facilita la
disseminazione ad opera del vento (vedi foto).
Habitat: nei pascoli anche sassosi, nei boschi radi di larice e persino su substrato roccioso, da 1200 a 2500 m di altitudine.
Tossicità: come quasi tutte le ranuncolacee la P. alpina è pianta velenosa, contiene protoanemonina che nell’organismo si scinde in anemonina e ranuncolina, può causare nausea, problemi respiratori e diarrea, il contatto con la pianta causa irritazioni cutanee. Utilizzata in passato per curare varie affezioni principalmente respiratorie, il suo impiego attuale è legato soprattutto a preparazioni omeopatiche.
Pericolosa anche per gli animali, l’essicazione la rende inattiva e quindi utile come foraggio.
Habitat: nei pascoli anche sassosi, nei boschi radi di larice e persino su substrato roccioso, da 1200 a 2500 m di altitudine.
Tossicità: come quasi tutte le ranuncolacee la P. alpina è pianta velenosa, contiene protoanemonina che nell’organismo si scinde in anemonina e ranuncolina, può causare nausea, problemi respiratori e diarrea, il contatto con la pianta causa irritazioni cutanee. Utilizzata in passato per curare varie affezioni principalmente respiratorie, il suo impiego attuale è legato soprattutto a preparazioni omeopatiche.
Pericolosa anche per gli animali, l’essicazione la rende inattiva e quindi utile come foraggio.
Rhodiola rosea
Rhodiola rosea |
Crassulaceae
Pianta dioica perenne, appartenente alla famiglia
delle Crassulaceae, succulenta. La pianta presenta un rizoma ingrossato e fusti lunghi 20-40
cm portanti densi corimbi terminali. I fi ori hanno petali giallo-rossastri e
la fioritura avviene da giugno ad agosto. Il suo areale comprende le zone
artiche dell’Eurasia e Nord America e le alte montagne della fascia temperata.
In Italia è comune sui substrati silicei, raramente su quelli calcarei, delle praterie
alpine dai 1500 ai 3000 m d’altitudine (Pignatti, 1982). Di questa pianta si
utilizzano i rizomi che contengono diversi principi attivi fra cui rosavina,
rosina, salidroside, sostanze in grado di aiutare il sistema nervoso a superare
gli stress (Brown et al., 2002), e piccole quantità di olio essenziale (Rohloff,
2002). I prodotti fi toterapici a base di rodiola, derivano in larga misura dai
rizomi di piante spontanee di età sconosciuta, raccolti soprattutto nella zona
siberiana.
Principali effetti
terapeutici
Il meccanismo d’azione dei costituenti della Rhodiola
Rosea (1) (in particolare del Rosavin che ha maggiore attività biologica)
coinvolge direttamente la serotonina le cui funzioni sembrano essere legate al
controllo dell’appetito, sonno, comportamento, umore, funzionalità
cardiovascolare, memoria e capacità di apprendimento. L’effetto terapeutico
sembra determinarsi attraverso l’inibizione dell’enzima deputato
all’inattivazione della serotonina (COMT) e la stimolazione del trasporto del
5- HTP (precursore della serotonina) attraverso la barriera ematoencefalica.
Il risultato finale porta ad un aumento dei livelli di
serotonina nel sangue.
E’ stato dimostrato, inoltre, che il Rosavidin, contenuto
nella radice di Rhodiola Rosea, stimola la biosintesi di ormoni quali
epinefrina, norepinefrina e adenocorticotropo che, attivando l’adenilatociclasi
a livello delle cellule adipose, stimolano il suddetto enzima promuovendo in
tal modo il rilascio degli acidi grassi nel sangue. La mobilizzazione degli ac.
grassi dal tessuto adiposo rappresenta un aumento del miglior substrato per la
produzione di ATP.
Ribes nigrum |
Ribes nigrum
Grossulariacee
È un arbusto originario delle zone montuose dell’Eurasia,
alto fino a 2 metri con fogliame deciduo e fusti ramosi. La corteccia è
liscia, da chiara a rossastra nei fusti giovani, mentre diviene scura
nei fusti vecchi. Le foglie sono grandi, piane, picciolate, con tre -
cinque lobi, apice acuto e margine dentato. La pagina inferiore, coperta
da un leggero tomento, è ricca di ghiandole giallastre dalle quali
emana un caratteristico odore. I fiori appaiono in primavera, raccolti
in racemi pendenti, sono pentameri, di colore verde-biancastro, poco
appariscenti. I frutti, delle bacche nere globose ricche di semi con
all’apice le vestigia del fiore, compaiono in agosto-settembre. Si
differenzia molto dal ribes rosso per il colore, l’aroma e sapore e
destinazione dei frutti. Le foglie, le gemme ed i frutti sono
intensamente profumati per la presenza di ghiandole contenenti oli
essenziali.
Attività Farmacologica, vedi scheda al:
Stachys alopecurus |
Stachys alopecurus
Lamiaceae (ex Labiate)
Il suo nome volgare è conosciuto da tutti ed è "Betonega" che in dialetto significa donna petulante, curiosa, che si intromette (quasi sempre a
sproposito) nelle discussioni, questo deriva dal fatto che questa pianta era usatissima, un po' come il prezzemolo in cucina...essere come il prezzemolo ossia in qualsiasi cosa.
Il nome del genere Stachys deriva dal greco (spiga). Significato dovuto ovviamente
dalla disposizione dell’infiorescenza lungo il fusto. Il genere Stachys si compone di una
sessantina di specie, metà delle quali vive in italia, alcune delle quali sono
addirittura endemiche delle isole dell’arcipelago sardo.
La Stachys alopecurus è una pianta perenne con gemme svernanti (sotto lettiara o neve) al
livello del terreno e con asse fiorale di tipo eretto con poche foglie.
La pianta presenta un fusto quadrato, eretto. Le foglie
sono peduncolate, in maggiore misura le basali. Hanno forma ovato-lanceolata
con nervature alquanto marcate e margine crenato. I fiori sono di colore bianco-verde
riuniti in spighe. La fioritura avviene
in estate.
La pianta può superare il mezzo metro di altezza
Parte utilizzata: foglie, radice
Costituenti principali: flavonoidi, iridoidi, tannino, p.
amaro, colina e tracce dì olio essenziale.
La Stackys
è per un'attività antiinfiammatoria dovuta alla presenza di iridoidi.
Attività farmacologica: astringente, digestive,
anticefaliche, diuretica, vulnerarie e sedative in generale.
Indicazioni terapeutiche: utile per raffreddori di testa,
cefalee e per eliminazione degli acidi
urici, depurante e leggera sedativa. Uso esterno: cicatrizzante.
Betonica, dal latino vere tonica, veramente tonica, con
allusione alle proprietà della pianta.
Nel Medio Evo si attribuivano alla nostra pianta poteri
magici e si usava per curare qualunque male.
.
.
Vaccinium vitis i.
Vaccinium vitisi. |
Ericaceae
Il genere Vaccinium viene suddiviso in due
sottogeneri e circa 450 specie
Il
mirtillo rosso o vite del monte Ida è un piccolo arbusto perenne di montagna,
dai fiori bianchi o rosa, in grappoli e bacche rosse, globose, acidule. Il nome
Vaccinium deriva da vacca, in quanto la pianta è molto ricercata dai bovini nei
pascoli montani.).
Indicazioni
Terapeutiche: Foglie: cistiti
acute e croniche, uretriti, ipertrofia prostatica, iperglicemia.
Gemme: colon
irritabile, colite, intestino pigro, intestino diarroico, colibaccilosi,
uretriti, cistiti…
Vaccimium
mirtillus
Nome
volgare: Mirtillo nero
Famiglia:
ericaceae
La specie
si trova in Eurasia
e in America del Nord. In Italia il
genere Vaccinium è
rappresentato solo nel Nord e sui monti del Centro. Le donne dell’antico Impero
Romano facevano il bagno mettendo nell’acqua un decotto di foglie di mirtillo
per favorire l’abbronzatura. È una pianta arbustiva, a portamento espanso, di altezza compresa tra 20
e 60 cm, con foglie
ovali. I fiori
hanno una forma tipica a orcio rovesciato, con petali saldati tra loro. Questa
forma è comune a tutte le Ericacee. L'ovario è
infero.
I frutti
bluastri, hanno l'aspetto di bacche, ma in realtà sono false bacche, perché si
originano da sepali, petali e stami, oltre che dall'ovario. Si consumano freschi o trasformati in marmellata.
Fiorisce in maggio e fruttifica in luglio-agosto.
Curiosità:
Nel Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, nella zona del Passo del Cerreto, è stata individuata una popolazione di piantine di Mirtillo
con i frutti bianchi e si tratta senza
dubbio della specie Vaccinium myrtillus (Mirtillo nero)
Attività farmacologica:
Foglie: ipoglicemizzante,
antisettica vie urinarie, astringente
Bacche: capillarotonica,
antiemorragica, rigeneratrice del porpora retinico (vedi Vit. A),
antinfiammatoria, antidiarroica.
Indicazioni
terapeutiche:
Foglie: diabete, infezioni vie urinarie, stati
diarroici.
Bacche: disturbi
circolatori (capillari fragili, varici, flebiti…) sempre da bacche fresche o estratti secchi, succhi in bottiglia e marmellate non hanno attività terapeutica essendo i principi attivi termosensibili.
Affezioni
della retina, retinopatie, abbassamento della vista notturna, problemi
intestinali.
Veratrum album
Liliaceae
Habitat: pascoli, praterie, boschi cedui presso fonti o in luoghi
umidi da 800 a 2200 metri di quota. Presente in Italia sulle Alpi e in
Appennino dove si spinge a sud sino alla Campania (salernitano).
Pianta erbacea perenne alta da 50 a 150 cm con rizoma cilindrico breve e carnoso
di colore nerastro. Il fusto è cilindrico, eretto e pubescente. Le foglie sono
ovali, alterne (nella genziana opposte)e di forma ellittica, lunghe fino a 30 cm e larghe sino a 12 con
pagina superiore glabra e quella inferiore pubescente con numerose nervature
parallele; si restringono alla base in guaine. I fiori sono raccolti in una
pannocchia all’apice del fusto: sono numerosi, con breve peduncolo e dotati di 6
tepali uguali verdastri o giallo-verdastri.
L’intera pianta emana un odore sgradevole; gli steli floreali compaiono solo
nelle piante con 10 - 30 anni d’età e la fioritura avviene ogni 5 – 10 anni.
Tutta la pianta, ma soprattutto rizoma e radice, è molto velenosa per la
presenza di Alcaloidi (jervina, protoveratrina). Da notare la forte somiglianza,
nell’aspetto, quando non è fiorita, con Gentiana lutea, pianta utilizzata
nella produzione di liquori e amari. Condividono fra l’altro il medesimo habitat
e l’eventuale confusione tra le due piante può avere esito nefasto.
La “niespilver” è una polvere starnutatoria in commercio in Europa che può
contenere della polvere estratta dal rizoma del veratro bianco. L’ingestione di
parti della pianta, di tisane preparate con essa o l’inalazione della polvere
possono scatenare la sintomatologia caratteristica: soprattutto il vomito
spontaneo, che per la sua precocità limita gli effetti sistemici; possono
associarsi nausea, vertigini, sudorazione profusa e fredda e il rallentamento
della frequenza cardiaca.
Vicetoxicum hirundinaria
Asclepiadaceae
Etimologia: il nome del genere deriva dalla credenza che
la pianta fosse antidoto contro i veleni, il nome specifico fa riferimento alla
radice a coda di rondine.
Pianta perenne, di aspetto erbaceo, eretto, con fusto
lignificato alla base alta sino a 1
m.
Vicetoxicum hirundinaria |
Le foglie hanno breve picciolo, sono sparse, più o meno
opposte, lanceolate con apice acuminato, di colore verde scuro.
I piccoli fiori bianco-crema, raccolti in cime corimbose all’ascella delle foglie, sono ermafroditi, calice e corolla sono divisi in 5 lobi. I frutti sono follicoli fusiformi lunghi 5 cm con numerosi semi piumosi.
Distribuzione – habitat – fioritura:
I piccoli fiori bianco-crema, raccolti in cime corimbose all’ascella delle foglie, sono ermafroditi, calice e corolla sono divisi in 5 lobi. I frutti sono follicoli fusiformi lunghi 5 cm con numerosi semi piumosi.
Distribuzione – habitat – fioritura:
originaria dell’Europa e dell’Asia, in Italia è pianta
comune dei luoghi ombrosi e dei boschi, fiorisce da maggio ad agosto sino a 1000 m.
Attività farmacologica:
sudorifera,
diuretica e stimala il vomito.
Indicazioni terapeutiche: pianta non usata
Curiosità:
il nome vincetossico, la dice lunga sulle proprietà erroneamente attribuite nel passato a questa pianta che, pare fosse usata anche contro il diffondersi della peste.
il nome vincetossico, la dice lunga sulle proprietà erroneamente attribuite nel passato a questa pianta che, pare fosse usata anche contro il diffondersi della peste.
Carlina Acaulis
Carlina
Bianca
Famiglia: Asteridae
Magia - streghe e spiriti
Fino a non molti anni fa era facile
trovare appesa sulle porte delle case di campagna una Carlina acaulis per
allontanare gli spiriti malvagi. Questa sorta di grossa margherita senza stelo
che cresce nei prati di media e alta quota, non aveva però alcun potere magico
ma sfruttava la natura della strega che, pur "brutta", era comunque femmina e
dunque curiosa: trovandola sulla porta della casa in cui voleva apportare
malefizi, ella non resisteva infatti alla tentazione di contarne i tantissimi
pilucchi della corolla; e mentre soddisfaceva la sua curiosità, l’alba giungeva
privandola dei suoi poteri.
La carlina è un fiore argentato aderente
al terreno attorniato da foglie spinose e seghettate. La carlina vive fino ad una altitudine di
duemila metri e si può comunemente trovare nei boschi e terreni sassosi.
L'unica parte tipicamente utilizzata
della carlina è la sua
radice.
Dato che possiede delle
proprietà diuretiche e sudorifere.
Un pratico e utile
impiego per favorire la digestione e la drenazione dei liquidi è l'infuso di
carlina che si ottine mettendo a bollire circa 50grammi di radice tritata.
Sulla carlina esistono vari cenni storici e
stando ad una leggenda l'imperatore Carlo Magno avrebbe somministrato ai suoi
soldati un preparato di questa pianta per guarirli dalla peste.
Parti usate:
radice
Sostanze presenti: essenza, inulina
(uno zucchero digeribile anche dai diabetici), ossido di carlina ad azione antibiotica, potassio,calcio e magnesio. Una radice normalmente fornisce circa 1,5 % di essenze.
Attività farmacologica: stomachica (che
stimola la funzione digestiva) , cicatrizzante, diuretica (migliora l'espulsione
di impurità del sangue), diaforetica (agevola la traspirazione cutanea) e antibiotica.
Pianta depurativa con ottimi risultati sul fegato, cistifellea e apparato urinario.
Indicazioni terapeutiche: depurazione del fegato, digestioni lente, ipercolesterolemia, invezioni...
Parti usate: si utilizzano le radici
(raccolte ad agosto-settembre) e con esse si preparano dei decotti, estratti
fluidi o tintura.
eryngium alpinus |
Eryngium alpinus
Regina delle Alpi
Apiaceae
Il genere Eryngium, comprende oltre cinquanta specie,
alcune delle quali (una dozzina) appartengono alla nostra flora spontanea.
Descrizione: Pianta perenne glabra, con fusto eretto,
striato longitudinalmente, verde glaucescente-bluastro, alto 30-70(100) cm,
ramificato nella parte superiore.
Foglie basali intere, ovoidali, grandi [8-15(20) x 10-18(25)
cm], con picciolo di 8-15 cm, base cordata ed apice acuto, a bordo
irregolarmente e grossamente dentato-spinuloso; foglie caulinari subsessili
(sessili le superiori), azzurre-ametistine di sopra, verdi vivaci
inferiormente, con lamina 1-2palmatosetta e margine seghettato-spinoso, ad
apice pure spinoso.
Fiori in unico capolino ovoide terminale ai rami, lungo
3-5 cm, blu violaceo a maturità, circondato da molte brattee flessibili
plurilaciniate a raggera lunghe il doppio dei capolini, anch'esse superiormente
blu-viola-ametistine, dotate di numerose lacinie laterali; calice a sepali
ovato-lanceolati eretti di 2-3 mm superanti i petali bianchi.
Frutti ad achenio ovoide di 4-6 mm, scaglioso e
densamente spinuloso. Specie distribuita su tutta la catena alpina.
Fioritura: Luglio-settembre.
Distribuzione in Italia: Piemonte, Veneto e Friuli
Venezia Giulia; segnalata erroneamente sulle Alpi liguri; non più ritrovata in
Lombardia. Specie estremamente rara a causa di raccolte indiscriminate e
distruttive, minacciata d'estinzione!
ALTRE CARATTERISTICHEDEL GIARDINO
Carsismo
Proprio per la conformazione geologica costituita da calcari bianchi,
solubili in presenza di pioggia acida, per l’erosione stessa si manifestano
degli avvallamenti chiamati doline.
Dolina è una parola di
origine slovena e significa semplicemente valle.
Una dolina è una conca chiusa,
un bacino che si riempirebbe d'acqua originando un laghetto, se le pareti ed il
fondo sono impermeabili; invece, di solito, l'acqua viene assorbita attraverso
vie sotterranee, creando da un lato il carsismo stesso e delle grotte verticali
e dall’altro la mancanza della presenza stessa dell’acqua, con grandi problemi
sia per l’uomo sia per gli animali. Qualora queste doline presentano un fondo
impermeabile avremo la formazione di stagni o in alcune situazione particolari
di torbiere (vedi paragrafo: Geologia).
Aspetti faunistici
La Riserva di Monte Faverghera, grazie alla molteplicità
degli ambienti in essa concentrati, costituisce anche un ottimo rifugio per la
fauna tipica della montagna. Sono stati osservati il Gallo forcello che qui nidifica
con due, tre coppie all'anno; il Francolino di monte e, con apparizioni
sporadiche, la Coturnice. Una presenza sicuramente rilevante è costituita dal
Picchio nero, uccello piuttosto raro e localizzato, presente nella faggeta
posta nella parte bassa della Riserva. Tra i rapaci presenti nella zona
ricordiamo: il Gheppio, la Poiana, il Nibbio bruno e l'Astore. E' stata pure
riscontrata la presenza della Civetta nana, splendido rapace notturno legato
all'ambiente boschivo. Tra i mammiferi la Volpe svolge certamente un ruolo di
rilievo nell'ambito della rete alimentare della Riserva, occupandone il vertice
come superpredatore. Le sue prede più frequenti sono: l'Arvicola, il Topo
campagnolo ed il Toporagno. Va inoltre rilevata la presenza del non comune ermellino
e frequenti risultano pure il Capriolo e la Lepre.
Aspetti geologici La dorsale di Monte Faverghera è formata da calcari bianchi del Cretaceo superiore formatisi in ambiente marino di scogliera: i resti di coralli presenti nella zona ne sono la palese testimonianza. La morfologia dell'area è il risultato dell'azione erosiva esercitata dalle abbondanti precipitazioni meteoriche su questi calcari, notoriamente molto solubili, che ha dato origine ad un ambiente tipicamente carsico.
Aspetti geologici La dorsale di Monte Faverghera è formata da calcari bianchi del Cretaceo superiore formatisi in ambiente marino di scogliera: i resti di coralli presenti nella zona ne sono la palese testimonianza. La morfologia dell'area è il risultato dell'azione erosiva esercitata dalle abbondanti precipitazioni meteoriche su questi calcari, notoriamente molto solubili, che ha dato origine ad un ambiente tipicamente carsico.
Geologia
La
dorsale del monte Faverghera è formata
da calcari bianchi risalenti al Cretaceo superiore (il cretaceo dura circa 80
milioni di anni tra circa 145 – 65
milioni di anni fa) ed è stato formato
da un ambiente marino di scogliera
Verso la fine del Cretaceo,
cioè 70-80 milioni di anni fa, il continente africano cominciò ad avvicinarsi a
quello europeo, determinando uno schiacciamento dei materiali interposti ed il
loro conseguente innalzamento (orogenesi: nascita di una catena montuosa).
Circa 2 milioni di anni fa, infine,
le zone montuose delle prealpi ed alpi vengono ricoperte dai ghiacci, i quali
daranno, così, il loro fondamentale contributo alla geomorfologia della Zona.
In questo lunghissimo periodo,
conclusosi circa 9.000 anni fa , tutta la dorsale delle prealpi emergeva dai
ghiacci di fondo valle per circa 700-800
metri trasformando queste zone in veri rifugi di sopravvivenza per la flora e
la fauna
caratteristico la dorsale
asimmetrica delle Prealpi bellunesi, M. Cesen (m. 1570) Col Visentin (m. 1763),
Circa 2 milioni di anni fa,
infine, le Dolomiti vengono ricoperte dai ghiacci e circa 18.000 anni fa il
ghiacciaio del Piave si spinge fino in val belluna e nella zona di Revine e contributo alla
geomorfologia della Zona (vedi laghi di Revine)..
Presenza dell’uomo
Con l’estensione dei ghiacci
nel fondovalle (18.000 anni fa) vengono cancellate le tracce della presenza
dell’uomo che invece sono state trovate numerose nella parte superiore delle montagne.
Le prime tracce datano al paleolitico medio,
circa 40.000 anni fa gli Uomini di Neanderthal giunsero sul monte Avena per
cacciare grandi mammiferi.
Dopo circa 10.000 anni - nel
Paleolitico superiore - l'Homo Sapiens Sapiens comparve nella zona per estrarre
e lavorare la selce.
Successive frequentazioni sono
testimoniate dal ritrovamento in Val Cismon di alcuni ripari sottoroccia e di
una sepoltura risalente a circa 12.000 anni fa.
Interessante il ritrovamento
della sepoltura nel monte Avena che , conservava lo scheletro di un uomo di circa 25 anni d’età,
appartenente al “tipo Cro-Magnon”, deposto in posizione supina in una fossa
scavata alla base del riparo. Il corredo funebre, verosimilmente contenuto in
origine dentro una sacca in materiale deperibile, era costituito da alcuni
manufatti in selce, una punta d’osso decorata lungo i margini da tacche
organizzate in due bande longitudinali, e da un grumo di propoli ed ocra.
Dalle moderne indagini
genetiche sembra potersi affermare che i cromagnonoidi entrarono in Europa dall'Asia centrale verso il 30.000 a.C., portando il particolare marcatore genetico
M173, derivato da M45, che pare fosse diffuso in popolazioni asiatiche del
paleolitico da cui sarebbero derivate anche alcune popolazioni siberiane e
amerinde (marcatore M242 e discendenti).
Cro-Magnon (popolazioni provenienti dall’medio oriente o asia orientale 45.000 anni fa vedi Aplogruppo )
Cro-Magnon (popolazioni provenienti dall’medio oriente o asia orientale 45.000 anni fa vedi Aplogruppo )
alta statura (media 1,80 m per
gli uomini, con punte oltre 1,90 m);
gambe lunghe e braccia corte;faccia larga e bassa con cranio lungo dalla fronte all'occipite;
gambe lunghe e braccia corte;faccia larga e bassa con cranio lungo dalla fronte all'occipite;
orbite basse e rettangolari;
naso prominente e spesso
aquilino;
grande capacità cranica (1.650
cm3).
ALTRI MOMENTI DELLA VISITA
Grazie a tutti per la partecipazione
Vittorio Alberti
Centro Ricerca Piante Officinali - Belluno
ALTRI MOMENTI DELLA VISITA
Entrata giardino botanico Alpino |
CENTRO VISITATORI GIARDINO BOTANICO DELLE ALPI ORIENTALI |
DESCRIZIONE PROPRIETA' FARMACOLOGICEHE - RIBES NIGRUM |
BETULA PENDULA - ROSA CANINA |
STAGNO ninfea bianca (Nymphaea alba), ninfea gialla (Nuphar luteum) |
Ninfea Bianca - Nymphaea alba |
Bosco misto - erica - rododendro |
Rosa canina fiori, "frutti" gemme in fitoterapia |
Veratrum Album comparazione botanica con Gentiana Lutea |
Gentiana Lutea giardino Botanico Alpino delle Alpi Orientali - Nevegal |
Adenostiles glabra giardino Alpi orientali Nevegal Belluno |
Artemisiagenipi giardino Alpi orientali Nevegal Belluno |
prati umidi Giardino Botanico Alpino delle Alpi Orientali del Monte Faverghera |
Geranium macrorrhyzum zona rocciosa giardino |
Rhaponticum Scariosum |
Molopospermum peloponnesiacum giardino botanico alpi Orientali
|
Grazie a tutti per la partecipazione
Vittorio Alberti
Centro Ricerca Piante Officinali - Belluno
Erboristeria
Armonia
Via Nazionale n.
74 b Quero (Bl)Tel. 0439 788443 - 366 45 95 970
Complimenti . Mi sarebbe piaciuto un filmato sintetico dell'escursione .
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