La Stelvia: un'illusione pericolosa
La notorietà della Stelvia in quanto sostituto dello zucchero, molto pericoloso come tutti i disaccaridi, sta nella sua origine completamente naturale.
Ma come ci ha insegnato la millenaria esperienza umana ed erboristica, naturale non significa che sia giusto ed opportuno per l'uomo.
La pubblicità ci presenta la Stelvia ed i suoi derivati a calorie ed indice glicemico zero quindi....nessun dubbio???
Eppure in tutte le mie lezioni ho sempre insistito a non credere a priori a nulla ed essere agnostici, per cercare la verità.
Eppure in tutte le mie lezioni ho sempre insistito a non credere a priori a nulla ed essere agnostici, per cercare la verità.
La Stevia rebaudiana (fam. Asteraceae)
è una pianta arbustiva perenne originaria del
Sudamerica. Le foglie contengono glicosidi steviolici, che hanno un sapore
dolce, perciò la pianta viene utilizzata da secoli nell'America del Sud per
dolcificare gli alimenti.
Il suo
impiego come dolcificante avviene direttamente usando le foglie e pianta o dalle foglie vengono
estratti i glicosidi steviolici per essere
utilizzati come dolcificanti.
I glicosidi
principali sono lo stevioside e il rebaudioside A, i quali hanno un potere
dolcificante più elevato dello zucchero e sono privi
di calorie.
Il rebaudioside
A è un composto presente nelle foglie della pianta stevia. Anche se un suo
potenziale metabolita, lo steviolo è un carcinogeno riconosciuto, il
rebaudioside A di per sé non ha mostrato nessun effetto carcinogeno. Non è
nemmeno noto se tale metabolita venga effettivamente assorbito durante la
metabolizzazione in vivo.
Lo stevioside
è un composto presente nelle foglie della pianta stevia ed è il responsabile
del sapore dolce delle foglie.
Lo
stevioside ha zero calorie ed un indice
glicemico nullo.
L'indice
glicemico o IG (dall'inglese Glicemic index, abbreviato in GI)
di un alimento, indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito
all'assunzione di un quantitativo dell'alimento contenente 50 g di carboidrati misurando
l'andamento della curva a campana dal momento dell'ingestione a due ore dopo.
Pertanto se
i principi attivi della stelvia hanno calorie zero ed indice glicemico zero,
significa che sono degli elementi che non vengono assimilati, ma danno la
sensazione dolce.
Considerazioni
Se un
qualcosa, messo in bocca, viene percepito dolce ovviamente invia il messaggio
al cervello che interverrà apprestando il nostro organismo a due eventi:
digestione del
prodotto
trasformazione
in energia del prodotto medesimo.
Nell’uomo e
in diversi altri mammiferi, questa situazione stimola il pancreas a produrre amilasi ed in modo
particolare l’insulina.
L'insulina
è l’ormone che stimola le cellule del nostro organismo ad assorbire glucosio.
Di conseguenza la concentrazione di glucosio nel sangue (la glicemia)
diminuisce, creando da una parte un abbassamento dell’energia e dall’altra una repentina
iperinsulinemia stimolando l'appetito.
Come agisce sull’insulina?
Si pensa che il meccanismo d’azione sia duplice: da un lato si osserva
un aumento del numero di recettori per l’insulina, in particolare sulla
superficie delle cellule adipose. Il recettore dell’insulina è presente
pressoché su tutte le cellule, ma la sua concentrazione varia da circa 40
recettori per cellula (globuli rossi) a più di 200.000 recettori negli
adipociti e nelle cellule del fegato. Il cromo determina, inoltre, un aumento
della sensibilità recettoriale all’insulina, ovvero della capacità del
recettore dell’insulina di interagire con l’ormone stesso. Il glucosio
circolante può entrare più facilmente nelle cellule bersaglio, migliorando il
controllo della glicemia.
Pertanto
la stelvia ed i suoi principi attivi sono delle ingannevoli informazioni per il
nostro cervello.
Queste situazione
tipica di tutti i dolcificanti (chiamati edulcoranti) di origine chimica o
vegetale
determinano
nel tempo un’ Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT).
Si tratta di situazioni cosiddette di “pre-diabete”,
che indicano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica anche
se non rappresentano una situazione di malattia.
Chi intende
usare la stelvia per motivi di dieta-peso deve tener presenti:
un aumento
di appetito;
1) gli effetti
di una persistente iperinsulinemia (rischio di Diabete mellito di tipo 2);
2) gli effetti
scomodi di una ipoglicemia reattiva.
CONCLUSIONE
Se non è
stata accertata la cancerogenicità dello steviolo, i derivati e la stelvia
stessa determinano significative anomalie del sistema insulinico e le premesse
per l’aumento del peso, causato dall’aumento dell’appetito, MA cosa ancor più
grave e pericolosa le premesse per una possibile comparsa del Diabete mellito
2.
L'OGTT
(Oral Glucose Tolerance Test o tolleranza al glucosio, anche test
da carico orale di glucosio) è un esame che serve a valutare la presenza di
diabete in soggetti che non manifestano un chiaro diabete con gli esami di
routine. L'esame avviene mediante una serie di prelievi; il primo va
effettuato a digiuno. Quindi il medico somministra al paziente circa 75
mg/dl di glucosio (1,75 g/kg nel bambino) ed effettua il secondo prelievo a
mezz'ora dalla somministrazione. Vengono poi effettuati altri tre prelievi a
distanza di mezz'ora l'uno dall'altro. Il prelievo va effettuato al mattino;
il paziente deve avere rispettato il digiuno notturno e durante il prelievo
deve rimanere seduto e non può fumare. Nei tre giorni precedenti non deve
avere seguito diete, inoltre non dovrebbe essere affetto da altre patologie.
L'OGTT viene effettuato nei pazienti con valore glicemico compreso fra 115 e 140 mg/dl, in chi è ad alto rischio di diabete, nelle donne in gravidanza con valori di glicemia a digiuno superiori a 95 mg/dl. Una variante del test, introdotta in tempi relativamente recenti, consiste nel somministrare, in associazione al glucosio, anche lipidi e proteine. L'intento è quello della simulazione di un pasto (tale test infatti viene anche chiamato meal test, il test del pasto) rappresentando quindi una situazione che sia il più attinente possibile al quotidiano.
L'OGTT viene effettuato nei pazienti con valore glicemico compreso fra 115 e 140 mg/dl, in chi è ad alto rischio di diabete, nelle donne in gravidanza con valori di glicemia a digiuno superiori a 95 mg/dl. Una variante del test, introdotta in tempi relativamente recenti, consiste nel somministrare, in associazione al glucosio, anche lipidi e proteine. L'intento è quello della simulazione di un pasto (tale test infatti viene anche chiamato meal test, il test del pasto) rappresentando quindi una situazione che sia il più attinente possibile al quotidiano.
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